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  • PITTURA POMPEIANA - Riapertura della Collezione Affreschi al MAN fino 31 dicembre 2009 Napoli, Museo Archeologico Nazionale

    Tra le attività messe in campo dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, finalizzate alla valorizzazione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed alla affermazione della sua storia e della sua identità culturale, è la riapertura al pubblico - dopo alcuni anni di chiusura - di due delle sue grandi collezioni: la Collezione Affreschi, che raccoglie più di 400 affreschi restituiti dalle città vesuviane distrutte dall’Eruzione del 79 d.C., e la Collezione Farnese (da settembre 2009), che nasce nel 1500 ad opera di Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III e che costituisce la più grande raccolta storica di statue antiche al mondo.

    La Storia e i contenuti della collezione
    Dopo alcuni anni di chiusura e al termine di lavori di restauro e riallestimento delle sale, riapre una delle collezioni più celebri del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, per la ricchezza delle testimonianze e per la fama che seguì al disseppellimento delle città vesuviane: la collezione degli affreschi da Pompei, staccati dal sito dalla metà del XVIII fino a tutto il XIX secolo ed, in casi eccezionali, anche nel corso del Novecento, sacrificando l’unitarietà delle pareti originarie.
    Il nuovo allestimento è da un lato cronologico e dall’altro tematico, mentre sono stati contestualizzati alcuni complessi significativi, quali ad esempio la Casa di Meleagro e la Casa dei Dioscuri.
    La collezione delle pitture del Museo costituisce un eccezionale documento della pittura di età romana, nella sua evoluzione e varietà, a partire dal II stile, poiché le pitture di I stile, non essendo figurate, non vennero mai staccate per le raccolte museali. Il II stile, pur presente nelle abitazioni urbane, trova la sua migliore manifestazione nelle ville dell’ager Pompeianus, come nella Megalografia con principe macedone e filosofo dalla villa di P. Fannius Synistor a Boscoreale.
    Il III stile, che si colloca tra l’età augustea e la prima età giulio - claudia, vanta esempi di grande qualità, sia nelle ville extraurbane, sia nelle case cittadine. Tra i primi si inserisce la villa di Boscotrecase, appartenuta ad Agrippa Postumo, nota per la raffinata esecuzione dei quadretti idillico - sacrali, ornati policromi elaborati con gusto miniaturistico. Sono soprattutto i quadri di soggetto narrativo - mitologico, copie o rielaborazioni di celebri originali della pittura greca classica ed ellenistica, che connotano questa fase, dando l’occasione di realizzare una vera e propria pinacoteca di quadri di “arte greca”. La decorazione di uno dei cubicoli della Casa dell’Amore fatale o di Giasone che manifesta, nei quadri raffiguranti Medea che medita di uccidere i figli, Fedra con la nutrice, Paride ed Elena, una scelta iconografica ispirata al tema della fatalità dell’amore delle eroine antiche.
    Il passaggio tra il III ed il IV stile avvenne nel periodo tra Claudio e Nerone: in questa fase si ritrova il gusto per le architetture scenografiche, prive però della profondità illusionistica del II stile. Tuttavia, si impongono ancora i quadri mitologici, con temi ripetuti più volte, come quello di Perseo ed Andromeda, dal quale però si distingue l’esemplare proveniente dalla Casa dei Dioscuri che, nella composizione e nella concezione delle figure, risale all’originale greco, forse opera di Nicia. Tra i temi preferiti erano anche gli amori di Marte e Venere, conosciuti in oltre trenta copie, o le imprese di Ercole, o ancora la storia di Didone abbandonata, che ricorre in cinque quadri pompeiani ispirati ad uno dei più noti soggetti iconografici desunti dal mito delle origini di Roma celebrato nell’Eneide.

    Un gruppo di pitture, di notevole bellezza, proviene dalla Casa del Poeta Tragico; esse rappresentano la Ierogamia di Zeus e Hera, Achille e Breseide, ed il Sacrificio di Ifigenia. Tuttavia la parete di IV stile non esauriva il tema figurativo solo nel quadro mitologico centrale, ma presentava inoltre quadretti minori, vignette, fregi, molto spesso con Eroti, soggetti di origine ellenistica che vengono raffigurati, insieme alle loro compagne, le Psychai, come bambini occupati nelle più svariate attività umane degli adulti. Un tema a parte, nelle pitture, è costituito dal paesaggio, in origine rappresentato sullo sfondo delle scene mitologiche di gusto idillico, poi come paesaggio nilotico, popolato da pigmei, coccodrilli ed altri animali, più noti dopo la conquista romana dell’Egitto.

    A volte compare, specie nella pittura di III e IV stile, il paesaggio architettonico, rappresentato, in particolare, dalla villa d’otium, con i suoi giardini ed i suoi porticati.

    In età romana il ritratto dipinto assunse un singolare rilievo, sebbene siano assai pochi gli esemplari conservati; tra questi particolarmente celebri sono Saffo e la coppia di Paquio Procolo e sua moglie. Di notevole interesse sono inoltre le pitture con nature morte, che gli antichi chiamavano xénia (parola greca che significa “doni ospitali”). Tale termine indicava in origine la frutta, la verdura, le uova che il padrone di casa soleva fare pervenire crude ai suoi ospiti nelle stanze, perché potessero prepararle come desideravano. Successivamente, come segnalato da Vitruvio, il nome passò ad indicare i quadretti dipinti con quegli stessi soggetti. Tra i più raffinati e belli sono quelli provenienti, dai Praedia di Julia Felix a Pompei.
    Oltre alla pittura degli stili pompeiani, è presente un altro filone più popolare, realizzato per fini pratici come le insegne di bottega, la decorazione delle taverne o di altri simili esercizi commerciali. Dipinta con corsività e senza ricercatezza, essa otteneva comunque l’obiettivo di cogliere l’attenzione dell’ipotetico cliente o viandante con la sua vivacità. Fanno parte di questo genere le pitture dei larari, le scene di vendita, di lavoro, di taverna.
    Nella pittura romana si diffuse, infine, un altro tema iconografico di grande rilevanza: quello del giardino. Le pitture con tale soggetto erano spesso utilizzate sulle pareti degli stessi giardini, ma anche dei triclini e dei cubicoli, con la funzione di ampliarne prospetticamente le dimensioni, o di creare una vista fittizia su cespugli o boschetti. Spesso allusivamente presenti in queste pitture sono i richiami al mondo dionisiaco ed afrodisiaco, rifugi di felicità.

    Durante il IV stile, dall’età claudio - neroniana in poi, la pittura si arricchisce inoltre con paesaggi popolati da animali selvatici, raffigurazioni di ambienti esotici e lontani dalla quotidianità.

    Il nuovo progetto di riallestimento si snoda seguendo sia a criteri cronologici sia tematici, ed è così articolato:

    Sala LXVI La tecnica
    Sala LXVII La villa di Boscoreale
    Sala LXVIII La scoperta delle pitture
    Sala LXIX La pittura nel I secolo a.C.
    Sala LXX La pittura in età augustea: La villa di Agrippa Postumo
    La pittura nella prima età imperiale: La Casa di Giasone
    Sala LXXI La pittura nella prima età imperiale. I temi dei quadri e gli elementi decorativi
    Sala LXXII La pittura in età imperiale: due case di prestigio. La Casa di Meleagro
    La Casa dei Dioscuri
    Sala LXXIII La pittura in età imperiale: i temi mitologici
    Sala LXXIV Nature morte e paesaggi
    Sala LXXXV Pitture di larari
    Sala LXXVII Stabile – La Villa di Campo Varano
    Sala LXXVIII I ritratti – La pittura popolare.

    INFORMAZIONI

    Sede Museo Archeologico Nazionale di Napoli
    Periodo dal 29 aprile 2009

    Orari
    Dalle 9 alle 19.30. Chiuso martedì

    Tariffe
    10 euro intero
    6,75 euro ridotto
    la mostra è inserita nel circuito Campania Artecard

    Prenotazione obbligatoria
    per gruppi, scuole e visite didattiche tel. 848800288 - + 39 081 4422149

    Catalogo Electa
    fonte informarte.org

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