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Castellabate (Sa), la perla del Cilento.
Il centro storico di Castellabate, compreso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è riconosciuto dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” nell’ambito del programma Man and Biosphere. Partiamo da questo dato - che riconosce il profondo valore di questo “Paesaggio culturale” ricco di memorie e di beni artistici e naturali - per andare alla scoperta del borgo, il quale conserva ancora la struttura urbana medievale. Stradine, vicoletti, archi, brevi gradinate, palazzi, slarghi e case intercomunicanti dove domina la pietra grigia, si rincorrono senza soluzione di continuità, ora volgendo le spalle alla luce intensa ora spalancandosi sul verde del pendio che digrada verso il mare splendente, macchiato solo dai banchi delle posidonie, in uno degli angoli più suggestivi della costa del Cilento.
Il castello voluto da San Costabile non fu solo luogo di culto ma anche centro economico e sociale di rilievo, dal momento che proprio da un’ intuizione dell’abate partì una riforma fondiaria portata a compimento dal Beato Simeone. Questi affidò ai contadini la terra chiedendo in cambio solo l’impegno alla bonifica e alla coltivazione. Ben presto il territorio paludoso e malarico tornò all’antica vocazione marinara dei commerci e della pesca. Proprietari terrieri e piccoli armatori trovarono, così, i mezzi per arricchire Castellabate di palazzi, chiese, ville e giardini.
Alle due estremità del borgo, Villa Principe di Belmonte e Villa Matarazzo nella frazione costiera di Santa Maria, preannunciano il fascino che poi si svela nella ragnatela di strette stradine che conducono alla piazza rettangolare, da cui si gode il panorama della vallata che scende al mare lucente di Licosa. La piazza ha un contorno di antiche case che rende vago e leggero questo medioevo di mare, il quale trova compiuta espressione nel Castello, posto in cima a un percorso in lieve salita. A posare la prima pietra fu l’abate Costabile il 10 ottobre 1123. La fortezza, che aveva lo scopo di proteggere la popolazione e i traffici marittimi dalle incursioni dei Saraceni, appare ancora solida e imponente. Le mura, con le quattro torri angolari rotonde poste a presidio dei punti cardinali, racchiudevano all’interno abitazioni, magazzini, forni e cisterne. Dalla fortezza si raggiunge in breve la Basilica di Santa Maria de Giulia, la cui facciata cinquecentesca è affiancata da una torre campanaria modulata su quattro piani. L’interno, suddiviso in tre navate, custodisce un dipinto di autore anonimo trecentesco raffigurante San Michele Arcangelo vittorioso su Satana, e un Polittico con la Vergine in trono con Bambino, San Pietro e San Giovanni Evangelista, opera di Pavanino da Palermo (1472). Un altro luogo di culto, proprio di fronte alla Basilica, è la piccola Chiesa del Rosario della seconda metà del Cinquecento. L’interno si presenta a una sola navata coperta da una volta a cassettoni ottagonali e conserva un altare settecentesco in marmo policromo.
Da vedere anche la bella costruzione ad archi nel porticciolo di Santa Maria, chiamato “Porto delle gatte”.
fonte borghitalia
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