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  • Gli Scavi di Ercolano

    L'identificazione ufficiale di Ercolano risale al 1709 e spetta ad Emanuele d'Elboeuf di Lorena. Questo principe, venuto a Napoli a seguito dell'esercito austriaco che aveva sconfitto gli spagnoli, fissò la sua residenza a Portici e fu proprio andando in cerca di marmo per la costruzione del suo palazzo che seppe che a Resina da pozzi scavati nel terreno venivano fuori marmo, statue ed altro. Così nel fare degli scavi ebbe la fortuna di imbattersi nel Teatro e ne ricavò molti marmi, colonne e statue. Gli scavi fatti dal Principe per circa cinque anni furono eseguiti con molta irregolarità e siccome le statue apparivano in quantità di gran lunga superiore al bisogno, il principe cominciò a metterle in commercio. Molti reperti furono dallo stesso donati e portati all'estero; alle prime scoperte seguirono le prime razzie ai danni di Ercolano. Con l'avvento di Carlo di Borbone ebbe termine la razzia e iniziarono scavi regolari. Lo scavo si praticò empiricamente per cunicoli e pozzi fino a creare una rete che misurava in lunghezza, da nord a sud, circa 600 metri e in larghezza da nord-est a sud-ovest, 450 metri. Fu così riconosciuto fin dove giungeva l'antico lido del mare, si completò l'esplorazione del Teatro, si raggiunse uno degli edifici pubblici, si rintracciarono più templi e infine si esplorò la favolosa Villa dei Papiri. La notizia della straordinaria scoperta di Ercolano corse attraverso tutta l'Europa; a dare pubblicità alla scoperta fu soprattutto il celebre archeologo tedesco Winckelmann, le sue notizie e le sue considerazioni estetiche influenzarono il mondo delle lettere, orientando lo stile e il costume dell'epoca verso quelle forme che da lui e dalla scoperta di Ercolano si dissero neo-classiche. Incominciarono così a calare all'ombra del Vesuvio i primi viaggiatori, avanguardia di quell'esercito che sempre più numeroso avrebbe invaso Ercolano nei secoli successivi. Attiravano i visitatori particolarmente il Teatro e la grandiosa Villa dei Papiri, il primo considerato il più insigne e meglio conservato monumento di Ercolano e la seconda ritenuta un'autentica miniera di opere d'arte. La Villa dei Papiri, dalla quale fu recuperato un favoloso tesoro di sculture e la biblioteca di papiri, è una villa sontuosa (si estende per più di 250 metri, parallelamente alla linea del litorale), ampia come una dimora imperiale; per il non comune gusto artistico e letterario del proprietario, era di per se un vero e proprio museo d'arte e una biblioteca di scritti scelti da un filosofo di gran moda: l'epicureo Filodemo. Fu il più grande avvenimento di cultura umanistica di quel secolo; tutto il mondo ne fu commosso e da quelle scoperte presero nuovo vigore gli studi dell'antico e tutto il vasto movimento culturale e scientifico intorno all'arte e alla civiltà del mondo antico. Gli scavi portarono alla luce una città cristallizzata nel tempo o, meglio, fissata per sempre come in una istantanea fotografica, nell'attimo in cui ferveva la vita. E questo appassionante, singolare romanzo dell'archeologia non è ancora completato: attendono di essere dissepolti non pochi edifici di eccezionale interesse.
    fonte comune.ercolano.na

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