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  • Sabato notte a Santa Chiara - Napoli. La basilica apre alla movida - I francescani: quiete e riflessione fino alle 2.30


    I frati di Santa Chiara aprono la basilica alla «movida». Tutti i sabati il porto­ne resta spalancato fino alle 2 e mezzo del mattino per i giovani o per chiunque avesse bisogno di pregare o soltanto riposare in si­lenzio o voglia fare due chiacchiere coi reli­giosi o confessarsi. Per ora. Perché l’iniziati­va, cominciata già qualche settimana fa, sem­bra riscuotere un certo successo, piace al quartiere. L’idea è del viceparroco, un caserta­no poco più che trentenne, padre Luigi Cam­poli e fa il paio con le aperture del cardinale Sepe alla comunità gay con le recenti iniziati­ve contro l’omofobia ma soprattutto col pro­getto di parrocchie «in rete», di massima apertura al territorio che la Diocesi sta ope­rando in città. E compensa in parte le polemi­che sul campetto di calcio demaniale gestito dai francescani in maniera severissima, a giu­dizio del quartiere che non dispone di altri spazi: si gioca solo su prenotazione, quindi programmando le partite e naturalmente sempre gratuitamente ma la regola è ferrea. «Ci sembrava giusto offrire ai giovani acco­glienza, la possibilità di incontrarsi con una modalità diversa quando i ragazzi si assem­brano in piazza per trascorrere la notte — spiega don Luigi —. C’è una equipe di evan­gelizzazione, di frati, incaricata dell’accoglien­za dalle 22.30 alle 2.30. Per adesso chi entra in chiesa trova i frati in preghiera e disponibi­li all’ascolto ed alla confessione. Ma non è escluso che presto si potrebbero prevedere anche momenti di socialità con un po' di mu­sica, cori e chitarre dei giovani delle parroc­chie ».
    Ma chi si è affacciato, intanto, nella ba­silica di sabato notte? È un ambiente «molto variegato», commenta il parroco. D’età dai vent’anni in poi. Ci sono giovani curiosi di ammirare le volte gotiche a quell’ora come i turisti, ma anche ragazzi che vengono a pre­gare. E c’è chi è stato quasi tutta la notte in piazza e cerca solo un po’ di quiete, si siede su una panca e resta a lungo a guardare l’alta­re, in silenzio. «C’è anche chi ha problemi di alcolismo o droga e in chiesa trova un pò di conforto», aggiunge Luigi. E c’è una coppia, marito e moglie, giovani anche loro, che ven­gono per due chiacchiere e un pò di preghie­ra. «Perché la vita è tanto più difficile per de­cine di famiglie del centro storico».
    Dove tra i monumenti tirati a lucido — si fa per dire — è facile trovare, come ieri mattina proprio in via Santa Chiara, qualcuno che rovista tra le immondizie per raccogliere plastiche e allu­minio per ricavare qualche soldo. Soprattut­to in questa municipalità decine e decine di famiglie sperano nelle parrocchie. E il quar­tiere plaude all’iniziativa. «Chiunque, creden­te e non, trova innanzitutto delle persone con cui condividere un pezzo di notte ed è sicuramente un bel segnale questo dei france­scani — dice l’avvocato Alessandro Biamon­te dei Banchi Nuovi, presidente dell'associa­zione Buongiorno Napoli —. In fondo è il dia­logo il motore di una comunità in cui l'isola­mento e l'assenza di coscienza critica tronca­no sul nascere ogni possibilità di crescita civi­le. E se il centro storico ha bisogno di essere fruito fino in fondo anche questo è un modo per dire 'ci siamo', 'spalanchiamo i porto­ni', 'non stiamo rintanati nelle nostre ca­se' ». L’iniziativa stride certamente, invece, col degrado e l’abbandono che avvolge co­munque gran parte dell’insula di Santa Chia­ra (ad esempio, coperta di graffiti) come an­che i Banchi Nuovi, piazza Monticelli, piazzet­ta Ecce Homo «abbandonate dall'amministra­zione come il patrimonio lapideo stradale ed i giardini di tutto il centro storico — aggiun­ge il consigliere municipale Pino De Stasio— . I ragazzi di qui giocano a calcio in piazza Banchi Nuovi dove John Turturro ha girato alcune scene 'maradoniane' ma quando i vi­gili, che gli hanno già demolito due porte di fortuna, non li scacciano. Il quartiere allora auspica che anche il campetto di Santa Chia­ra appena inaugurato con entusiasmo dal car­dinale venga più agevolmente aperto ai ragaz­zi residenti, magari con programmi sportivi condivisi col Comune. E che si risolva presto anche l’abbandono di una larga parte del complesso religioso dove Pasolini girò il suo Decameron, così che possano fruirne meglio i residenti ed i visitatori».
    fonte ilcorrieredelmezzogiorno

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