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Castel Capuano, Napoli
Il Museoinformazioni e fonte: http://capuano.napolibeniculturali.it/
Fondato nella seconda metà del XII secolo dai principi Normanni, il Castello prese il nome dalla vicina Porta Capuana. Secondo alcune fonti antiche (Capasso) già doveva esistere in quel luogo una fortezza dell’epoca del ducato bizantino, che fu poi restaurata ed ingrandita dal re normanno Guglielmo I detto il Malo.
Nel 1231 il castello fu ampliato da Federico II di Svevia e svolse il ruolo di residenza reale anche dopo la costruzione del Castel Nuovo. Sul finire del XV secolo Ferdinando I d’Aragona ampliò le mura della città e vi incluse anche Castel Capuano. Fu teatro di sfarzosi festeggiamenti per le nozze di principi e regnanti e fu pure luogo di congiure e celebri delitti, come l’assassinio del Gran Siniscalco Ser Gianni Caracciolo, favorito della regina Giovanna II (1432).
Nel 1540 il vicerè Pietro di Toledo volle riunirvi tutti i tribunali fino ad allora sparsi in diverse sedi della città e si avvalse dell’opera degli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa che vi eseguirono radicali trasformazioni per ben adeguarlo a Palazzo di Giustizia. In quanto tale il castello fu da allora chiamato “Palazzo della Vicaria”, dal momento che il Vicario del Regno presiedeva al governo del potere giudiziario. Ulteriori opere di miglioramento sia estetico che funzionale avvennero nel XVIII (1752 e 1770), XIX (1857-58) sec. ed in epoca recente.
Epigraffi e stemmi
Le epigrafi e gli stemmi conservati a Castel Capuano sono complementari alle opere d'arte qui custodite, per narrare la storia del castello, a partire dalla sua trasformazione in sede dei Tribunali napoletani avvenuta nel 1540. A questa data risale l'epigrafe più antica che si conservi, che campeggia nell'edificio a torre della facciata, e si riferisce all'imperatore Carlo V, di cui si espongono anche le imprese araldiche.Sulla parete nord del Salone dei Busti, è collocata la curiosa "Pandetta dei Mastro d'Atti", del 1691 e poi trascritta nel 1720, che stabilisce i compensi per gli scrivani addetti a redigere o a copiare gli atti processuali, probabilmente in questa stessa sede. Altre epigrafi celebrative di Carlo III di Borbone, si trovano attualmente sullo scalone principale e ricordano la data (1752) in cui, su committenza regia, fu rifatto il Salone del Sacro Regio Consiglio. Così pure la decorazione della Gran Sala (1858), è ricordata dall'iscrizione a Ferdinando II di Borbone, sulla parete sinistra dell'ingresso. All'epoca post-unitaria risalgono i numerosi stemmi di Casa Savoia, in diverse versioni, da quella 'monumentale', in marmo, con trofei, bandiere e collare della SS. Casa dell'Annunziata, situata sulla facciata ovest, agli stemmi in legno dorato che sostituirono quelli vicereali dei soffitti a cassettoni del XVII secolo.
Stemma di Casa Savoia coronato, con trofei, bandiere e collare della SS. Casa dell’Annunziata
Lo stemma di Casa Savoia, è collocato sotto l’orologio monumentale nell’edificio a torre della facciata del Castel Captano, detto comunemente la Torretta, in corrispondenza dello sbocco di Via dei Tribunali. È realizzato in marmo e sormontato da una grande corona chiusa perlinata, con due coppie di bandiere con asta a lancia ai lati. Attorno alla croce di casa Savoia vi è il collare dell’Ordine dell’Annunziata con appesa una medaglia raffigurante l’Annunciazione. Lo stemma fu collocato dopo il 1860.
La storia della Giustizia a Napoli
Nel 1540 il vicerè Pietro di Toledo volle riunire in Castel Capuano tutti i tribunali fino ad allora sparsi in diverse sedi della città e si avvalse dell'opera degli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa per eseguirvi radicali trasformazioni che lo adeguassero alla nuova funzione di Palazzo di Giustizia. In quanto tale il castello fu da allora chiamato "Palazzo della Vicaria", dal momento che il Vicario del Regno presiedeva al governo del potere giudiziario. Vi si riunirono: il Sacro Regio Consiglio; la Regia Camera della Sommaria; la Gran Corte della Vicaria; il Tribunale della Zecca ed il Tribunale della Bagliva. In seguito si ritrovava anche il Supremo Magistrato del Commercio, fondato da Carlo III di Borbone nel 1739. Nella Gran Sala, oggi meglio conosciuta come "Salone dei Busti", e nel Saloncino attiguo, si trovano i busti dei giuristi che resero celebre il Foro di Napoli, collocati a partire dal 1882 fino al XX secolo.La visita al Castel Capuano illustra molti altri momenti della storia della giustizia napoletana, delle sue istituzioni e dei suoi protagonisti.
Affreschi
La datazione dei numerosi affreschi in Castel Capuano inizia a partire dal XVI secolo, cioè in seguito alla trasformazione del castello in Palazzo di Giustizia, pertanto, anche i soggetti rappresentati afferiscono alle tematiche relative alla nuova destinazione d'uso del castello.Gli affreschi più antichi, sono quelli che decorano per intero il soffitto e le pareti della Cappella della Sommaria di Pedro Rubiales, con Scene del Nuovo Testamento, realizzati intorno al 1547. Cronologicamente seguono gli affreschi, databili intorno alla prima metà del XVII secolo, che ricoprono per intero le volte a padiglione della sala che precede la Biblioteca, assegnati alla bottega di Belisario Corenzio. Sempre seicenteschi, ma più tardi rispetto ai primi, i frammenti dei dipinti murali attribuiti a Giovanni Balducci detto Cosci, con bellissime scene di paesaggio e motivi ornamentali, che si trovano nell'attuale Sala del Consiglio Giudiziario. In epoca borbonica l'edificio subì diversi rifacimenti. Per volere di Carlo III di Borbone fu affrescato il Salone del Sacro Regio Consiglio ad opera di Carlo Amalfi e di Giovan Battista Natali nel 1752 con un ciclo di Allegoria sulle Virtù Regie; mentre il Salone attiguo (oggi detto dei Busti) fu abbellito nel 1770 con le Allegorie delle Dodici Province del Regno di Antonio Cacciapuoti coadiuvato, per le parti ornamentali, da Francesco De Ritiis e Vincenzo Bruno detto l'Abbate. Quando nel 1856 iniziò l'opera di rifacimento dell'edificio ad opera dell'architetto Giovanni Riegler, anche la volta del salone fu decorata da Biagio Molinaro, con l'Allegoria del Regno della Giustizia, e da Ignazio Perricci per gli aspetti decorativi, che firmano e datano la propria opera sulla volta del salone (1858).
Settecento napoletano
Il programma decorativo voluto dai Borboni nel Palazzo dei Tribunali, nella seconda metà del XVIII secolo, rientra nella prospettiva più ampia di volere trasformare il volto della città in quello di una grande capitale di un Regno finalmente autonomo. Tale disegno portò all'apertura di una straordinaria stagione artistica, in particolare, di quella pittura scenografica, idonea a decorare le nuove e le antiche residenze reali, nonchè le sedi istituzionali. In Castel Capuano, per esempio, la decorazione del Salone del Sacro Regio Consiglio e del monumentale Salone che fu della Camera della Sommaria, rientra in questo programma di rinnovamento legato anche a funzioni celebrative. Sono rappresentati soggetti allegorici evocativi delle virtù legate al potere reale, o legati ai territori del Regno, inseriti in prospettive architettoniche di ampio respiro, realizzate proprio da pittori detti "quadraturisti", cioè specializzati in questo campo. Gli stessi pittori erano attivi per la Corte, al Palazzo Reale di Portici ed alla Reggia di Caserta.
Nella foto: Castel Capuano, Salone della Corte d’Appello, detto anche dei Busti, già Salone della Regia Camera della Sommaria, "Le dodici Province del Regno" ciclo di affreschi, 1770 ca.
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