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Ravello - Villa Rufolo
I Rufolo furono una delle famiglie più ricche e notabili di Ravello. Principi mercanti, si distinsero per le loro capacità indiscusse nel commercio e ricoprirono ruoli di prestigio nel clero; nel foro, nel governo e nelle finanze. Si suppone addirittura che Lorenzo Rufolo sia il Landolfo, le cui avventure sono riferite da Boccaccio nel Decamerone: vi è infatti uno stretto legame tra il racconto e gli eventi realmente accaduti. Lorenzo, un ricco mercante caduto in rovina, divenne un pirata, fu fatto prigioniero dai genovesi, fu gettato sulla spiaggia di Corfù aggrappato ad una cassa di gioielli e fu salvato da una donna, Lorenzo, dopo la prigionia, si ricongiunse alla madre Anna della Marra. In seguito, ritornò nelle grazie del re e fu ristabilito nei suoi incarichi ma il Principe Carlo obbligò le famiglie Rufolo e della Marra a cedere tanti dei loro averi che essi non riuscirono mai più a rimettersi economicamente. Nei confronti della famiglia Rufolo fu mossa un'accusa di cospirazione da parte di Carlo. Probabilmente fu uno stratagemma per diffamarli e privarli delle loro maggiori ricchezze. Il fatto stesso che i Rufolo rientrarono dopo così breve tempo nelle grazie del re, avvalora la tesi secondo cui l'accusa fosse un mero pretesto per confiscare le loro ricchezze. Nel XV secolo la famiglia aveva perso tutto il suo potere e Peregrino Rufolo, quattordicesimo vescovo di Ravello, parlò di se stesso come l'ultimo della sua stirpe. Come tutte le famiglie nobili dell'epoca, anche i Rufolo fecero della costruzione di un palazzo il simbolo della propria ricchezza. Villa Rufolo fu costruita nell'XI secolo e fu all'apice del suo splendore durante il governo di Carlo I d'Angiò. Nella sontuosa dimora furono ospitati principi e re, compreso Vittorio Emanuele III. Dopo la decadenza dei Rufolo, la villa passò, per diritto di successione, alle famiglie Confalone e Muscettola e, poi, nelle mani dei nobili D'Afflitto di Scala nel XVIII secolo. Lo sforzo di questi ultimi per rendere il palazzo abitabile, tuttavia, causò la perdita di molti dei suoi elementi di valore: i soffitti originari furono sostituiti da altri in stile rococò, le mattonelle colorate delle finestre furono ricoperte da intonaco e parte del cortile moresco fu abbattuto per farvi delle cucine. I D'Afflitto si trasferirono poi a Napoli e abbandonarono il palazzo, tanto che, quando esso fu venduto nel 1851 al nobile scozzese Francis Nevile Reid, era completamente inagibile. Reid, uomo di grande cultura ed amante dell'arte, restaurò completamente il palazzo ed i suoi giardini, affidando i lavori a Michele Ruggiero, in seguito direttore degli scavi di Pompei.
fonte: villarufolo
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