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  • Il Museo Nazionale di San Martino, Napoli

    Il Museo fu aperto al pubblico nel 1866, all'indomani dell'Unità d'Italia, dopo che la Certosa, inclusa tra i beni ecclesiastici soppressi, fu dichiarata Monumento Nazionale. Per volontà dell'archeologo Giuseppe Fiorelli gli ambienti furono destinati a raccogliere in un museo testimonianze della vita di Napoli e del Regno meridionale, divise nella Sezione Storica e in varie raccolte di Pittura, Scultura, Presepi e Arti Minori.
    Sezione storica: nucleo fondamentale del Museo, la Sezione Storica (in riordino) annovera testimonianze della storia politica, economica e sociale del Regno di Napoli attraverso dipinti, sculture, arredi, medaglie, monete, onorificenze, armi e cimeli vari. Di particolare interesse sono i settori dedicati alle note vicende del secolo XVII (La Rivolta di Masaniello e la Peste), al regno di Carlo di Borbone, alla rivoluzione 1799 e alla successiva reazione guidata dal Cardinale Ruffo, al breve intenso periodo murattiano, per finire con l'epopea risorgimentale.
    Presepi: insieme ai Ricordi Storici i Presepi esposti in ambienti dove un tempo sorgeva la cucina della Certosa, sono il vanto del Museo di S. Martino e formano la raccolta pubblica più rappresentativa di questa singolare forma d'arte napoletana che toccò tra il '700 e '800 i vertici della produzione e della qualità. Il presepe più completo e universalmente noto è il presepe di Cuciniello, così chiamato dal nome del donatore che nel 1879 donò al Museo la sua monumentale raccolta di pastori, angeli, animali, nature morte e volle esporla in una scenografica grotta appositamente costruita.
    Altri gruppi presepiali più piccoli, relativi alle tre scene fondamentali della Natività, dell'Annuncio ai Pastori e dell'Osteria sono conservati nei loro originali contenitori (gli scarabbattoli) mentre in ampie vetrine si possono ammirare come piccoli capolavori di scultura singole figure di pastori e di animali e tutta la serie di nature morte in miniatura.
    Arti decorative: grazie all'acquisto di prestigiose raccolte e a donazioni di collezionisti privati, il Museo di S. Martino raccoglie un vasto campionario di prodotti di arti decorative sia di fabbriche locali sia di manifatture italiane ed europee (ceramiche, porcellane, biscuits, avori, pietre dure, ceroplastiche, coralli, tessuti, gioielli etc.).
    Molte sale espositive sono in corso di ristrutturazione, si possono visitare, però, le sale Orilia dove sono esposte poche porcellane, ma di grande qualità, della Fabbrica di Capodimonte e bisquit della Real Fabbrica di Napoli, accompagnati da esemplari di Ginori, Sevres, Meissen, Chesea, nonchè numerose ceramiche e terraglie delle varie fabbriche napoletane accanto ad esemplari della produzione di Castelli (Grue, Gentili, etc.). Nei locali dell'antica Farmacia, di prossima ristrutturazione, si può ammirare la prestigiosa raccolta di Bonghi di vetri, databili dal XV al XIX sec., di varia fattura (Hall, Kassel, Catalogna, Façon de Venise e, in gran numero, di Murano), con una significativa presenza di specchiere e vetri dipinti.
    Scultura: la sezione, in corso di riordinamento, raccoglie pezzi di varia provenienza, per lo più da edifici sacri e civili danneggiati o demoliti. Ricordiamo, tra le opere più interessanti, un Crocifisso ligneo del XIII secolo, un sarcofago del I sec. d.C. rilevato come sepoltura nel XIV secolo, alcune belle figure scolpite da Tino da Camaino e dal suo ambito, i ritratti del Pontormo e del Fanzago, il bozzetto per il celebre Cristo velato della Cappella Sansevero. La scultura del XIX secolo è rappresentata dalle belle teste in terracotta di Vincenzo Gemito. Variamente disposte lungo il percorso museale, sono altre testimonianze importanti come le statue lignee da presepe del '400 ed i tanti stemmi ed epigrafi prelevati dagli edifici abbattuti durante il "risanamento" del Centro Storico di Napoli alla fine del XIX secolo.
    Pittura: la piccola Pinacoteca, attualmente non aperta al pubblico, raccoglie qualche esemplare del secolo XVI e, soprattutto, opere indicative della storia della pittura napoletana dei secoli XVII e XVIII (Caracciolo, Castiglione, Micco Spadaro, Pacecco de Rosa, Mattia Preti, De Mura, Traversi). Particolarmente interessante è il piccolo settore dedicato alle "Nature morte" con dipinti di Ruoppolo, Recco, Belvedere, Lopez, a cui si aggiungono alcuni paesaggi settecenteschi.
    Nella sezione dedicata all'"Ottocento napoletano" di prossima apertura, sono esposti dipinti di soggetto storico e risorgimentale, provenienti dalle principali collezioni private napoletane, opere dei più celebrati pittori di paesaggi e di figura (Pitloo, Vervloet, Morelli, Michetti).
    fonte musei.confartigianato.it

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